A proposito d’autunno, oggi ho scelto un quadro di uno dei più importanti pittori dell’età moderna, della scuola ferrarese:
Francesco del Cossa “Autumn (Polyhymnia)” 1455-1460
La bellezza di questa tela!
Una donna forte, in cima alla collina.
Rientra dalla fatica, ma non ha lo sguardo sfatto.
La scarpa sinistra in bilico sull’orlo dello scalino.
Dietro di lei, vita contadina sparsa nella dorata campagna toscana.
L’abito, rosa antico, par quasi voler contrastare gli arnesi da lavoro che tiene, saldamente, in mano.
La zappa, tirata a lucido e privata dai residui di zolle feconde, se ne sta appoggiata alla spalla, a uso maschile.
Esprime forza, trasuda vigore, questa tela di femminile orgoglio.
Lo sguardo è ciò che maggiormente mi colpisce: è fiero!
Il sopracciglio arcuato, gli occhi leggermente chiusi… sta forse guardando lontano o focalizzando il vicino?
La bocca è chiusa, perché lei è decisa.
Nella mano sinistra, due tralci di vite da cui penzolano tre grappoli d’uva.
Tre.
Una zappa punta a terra, l’altra in cielo e tre grappoli d’uva uniscono i due punti opposti.
Tre… e il multiplo ritorna all’uno.
Oppure l’occhio di chi guarda – mio, in questo caso – ha, semplicemente voglia di vedere!
Forse la simbologia non c’entra…
forse…
- “In autunno le forme acquistano una plastica maturità – la primavera è pittrice, l’autunno è scultore” Ernst Jünger
La plasticità dovrebbe essere l’opposto della pittura, eppure guardate questa donna… non sembra anche a voi, ferma nel tempo?
Bello questo quadro, suggestivo, non credo che il richiamo al tre sia un caso. Sai dove si trova questo quadro?
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Ovviamente il tre è una mia interpretazione, anche io penso non sia un caso, infatti. Attualmente sembra trovarsi a Berlino, al Gemaldegalerie. Non so però se l’ubicazione sia ggiornata, questo è il dato che riporta Wikimedia Commons.
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