
Ieri ho visto il film, magistrale, diretto da Julian Schnabel – pittore, regista e sceneggiatore statunitense – “Van Gogh. Sulla soglia dell’eternità“.
Sin da subito l’atmosfera è cupa, triste, lenta; le inquadrature angolate offrono un punto di vista inusuale; pare di essere lì, a un palmo di naso dal bravissimo Willem Dafoe che interpreta – a mio umile avviso, benissimo – la genialità e l’inquietudine di Vincent Van Gogh.
Un uomo che chiedeva solamente una cosa: poter dipingere la sua amata natura, espressione potente di Dio.
Un uomo che si sentiva “un uno” con le tele che riempiva con colori sfacciati, esplosivi, accozzati, arroccati; come se, anziché quadri, i suoi dipinti fossero sculture scolpite.
Lui, Vincent. Lui e la sua voglia di colorata libertà…
Libertà che sembra odorare di follia, quando corre a braccia aperte incontro al sole che sta tramontando; quando si distende sul prato, pancia in su, e si imbratta il viso con la terra scura.
Libertà che, forse, non solo odora di folla quando, per trattenere il suo grande amico Gauguin (interpretato da Oscar Isaac), si taglia un orecchio e, dopo averlo incartato in un semplice foglio di carta, lo porge a una amica con la richiesta di farlo pervenire a destinazione.
Paul Gauguin : Dobbiamo creare una nuova visione, un nuovo modo di dipingere.
Cosa gli passasse per la mente in quel momento, nemmeno lui lo sa; come un bambino piccolo voleva solo fare un gesto eclatante che attirasse l’attenzione su di sé.
Come un bambino piccolo.
Come un bambino fragile.
Bellissima l’importanza, idealizzata da Vincent, con cui il regista sigilla l’amicizia tra i due pittori; bellissima la dolce e fragile dipendenza affettiva di Vincent verso Theo (suo fratello); commovente l’attimo in cui il pittore si sente protetto appoggiando sul petto del fratello la sua testa, come un cucciolo sotto l’ala della mamma.
Un uomo che dal padre – pastore di paese – ha imparato a interpretare le sacre scritture.
Un uomo.
Un uomo a cui, oltre le tele, è stata rubata “la ragione”.
Vincent van Gogh : Molti dicono che sono pazzo, però… la follia è una benedizione per l’arte!
Poi, a 37 anni, un colpo di pistola.
Poi, solo poi, tristemente, il successo.
Un film che dura 110 minuti, minuti che scorrono veloci nonostante le atmosfere siano lente. Si stritola il cuore, per il dispiacere, molte volte.
Cos’è la follia? Chi la può constatare? Forse il razionale? L’ottuso?Il tradizionalista? Chi? Spesso mi chiedo: qual è il confine tra la normalità, la pazzia e la genialità? Sempre ai posteri, sempre, nel mondo dell’arte e della cultura, la sentenza. Penso alla Merini, ma di nomi ce ne sarebbero a iosa…
In casa, di e su Vincent Van Gogh ho vari libri (alcuni d’arte e altri di narrativa); mai mi stancherà leggere dei suoi giorni, delle sue passioni, della sua folle genialità!
Mai mi stancherà entusiasmarmi davanti ai suoi quadri (ad Amsterdam, al Rijksmuseum, ho potuto – tra gli altri – ammirare il famoso autoritratto che si fece e, nonostante me lo aspettassi molto – ma molto – più grande, ho provato un’emozione unica; l’emozione tipica che sempre l’arte sa veicolare,
un sentimento impattante che ti focalizza nel “qui e ora” mentre guardi ciò che “lontano nel tempo” è stato fatto e, nonostante lo spazio temporale che si frappone tra te e l’artista, ciò che voleva imprimere, ciò a cui volava dare “eternità” è lì, palesato davanti ai tuoi occhi innamorati di vita.
“VAN GOGH SULLA SOGLIA DELL’ETERNITA’“
GENERE: Biografico, Drammatico
ANNO: 2018
REGIA: Julian Schnabel
ATTORI: Willem Dafoe, Oscar Isaac, Mads Mikkelsen, Rupert Friend, Mathieu Amalric, Niels Arestrup, Stella Schnabel, Patrick Chesnais
PAESE: Gran Bretagna, Francia, USA
DURATA: 110 Min
Libri che ho in casa e che consiglio:


La mia recensione al libro di Elisabeth van Gogh, qui
L’arte, la pittura nello specifico, si nutre di normale follia. Il vedere altro, il vedere oltre, il vedere le
metamorfosi a portata di scomposizione e ricomposizione. L’artista è il ponte: il ponte che crea e crolla nelle sue opere. E la consacrazione, nel caso di Vincent, dopo, solo dopo. Il dopo (folle) dell’artista.
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Gran bel film, su un personaggio sofferto, affascinante e un vero artista.
Per caso hai letto le “Lettere a Theo”?
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Ho il libro “Lettere a Theo” in casa, in attesa di esser letto; per ora – tralasciando i libri tecnici che ho allegato in foto – ho letto il memoriale, scritto dalla sorella minore di Van Gogh, Elisabeth; te lo consiglio senza dubbi: si tratta di poche pagine – forse persino troppo poche 😉 – che si leggono di un fiato e che ci portano “dentro” la famiglia Van Gogh. Tu hai letto “Le lettere… “?
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No, ma anch’io le ho in casa. 😁
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Allora il primo che lo legge, ragguaglia l’altro! 😏
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Grazie, spero di vederlo presto anch’io; adoro la sua pittura!
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Luca, sono certa che ti piacerà.
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Grazie Lisa, non ne dubito! Mi metto subito in cerca, per vedere se lo trovo al cinema. Buona giornata! 😉
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Al cinema credo sia difficile ormai, io l’ho visto su Sky
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Ok, grazie, allora lo cerco in DVD. Uffa, però, è un po’ di tempo che certi bei film li lasciano al cinema solo tre giorni, e il più delle volte nei giorni feriali…
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