
“Nella mia solitudine
ho visto chiarissimamente
cose che non son vere.”
Versi contenuti nella raccolta Proverbios y cantares, di Antonio Machado
“Non è l’io fondamentale
ciò che cerca il poeta,
è l’essenziale tu.”

“Oltre il vivere e il sognare
c’è quello che conta di più:
svegliarsi.”
“Uno una volta ha pensato:
cogito ergo sum.
Esagerato!”
“Ho tanti amici miei
nella mia solitudine;
quando sto con loro,
come son lontani!”
“L’occhio che vedi non è
occhio perché tu lo veda:
è occhio perché vede te.”
“Ognuno si sogna i suoi sogni: i poeti, anche quelli degli altri. Ognuno adopera distrattamente la propria lingua: il poeta sa come la lingua che egli accudisce, mola e cesella, sia lei ad adoperarlo. Ognuno ruota sul proprio io: il poeta si effonde nel tu. Ma il poeta, che conosce a perfezione questi schemi da quattro soldi, diffida della propria saggezza: se i sogni che ricordiamo non fossero che trucchi della ragione? Se la lingua-padrona fosse uno strumento dell’arroganza e della vanità di chi la cesella?e se l’invocatissimo tu fosse il tu che i poeti incontrano nello specchio facendosi la barba? Antonio Machado, forse il più grande poeta spagnolo del secolo scorso, che conosce a perfezione schemi e diffide, incastra le sue aporìe da poeta nelle formule di proverbi privati, si appunta ritornelli di poesie che non scriverà, e li caccia a grappoli dentro i suoi canzonieri. Fra duecento Proverbios y cantares, che via via si elidono nella memoria aforismi e barzellette, peschiamone una ventina, sperando che la traduzione li rasenti senza cancellarli.” Vittorio Sermonti – Il vizio di Leggere
Della selezione fatta dal grande Sermonti, io ne ho riportate qui sei.
Mi chiedo, rileggendole, quanto questi giorni governati dal coronaVirus -isolante e imperante – mi abbiano influenzata durante la selezione… ci sto riflettendo ora, a selezione fatta!
Sono giorni di solitudine per molti, questi.
Giorni in cui la capacità di ragione è messa a dura prova e in testa a molti regna il panico.
Si teme il silenzio, si teme la confusione.
Si teme l’isolamento e si teme il contatto.
L’occhio che vede, cosa vede? Il reale? E l’occhio che ci guarda? Quante volte può capitare di sentirsi soli in mezzo alla folla?
La solitudine, a volte, sotto quante maschere vive?
