
“Spazzolare, spazzolare… devo spazzolare.
E poi sciogliere, sciogliere… devo sciogliere questi maledetti nodi che mi tengono vincolata ad incantesimi e prigioni.
Perché sono condannata ad intrappolare o a sentirmi in trappola? Nessuno è libero, nemmeno mentre nuota, solo, in mezzo al mare, tra cielo e acqua, tra nuvole e abissi, tra vita e morte.
Sciogli, sciogli, sciogli.
Le altre cantavano. Melodie dolci si insinuavano dentro logica e pensieri. Gli sguardi dei compagni di Ulisse erano tutti per loro, ridicole mezze donne piene di nodi nei capelli! Lui, lui non aveva la cera nelle orecchie… lui ascoltava e mentre lo faceva guardava me, unica sirena triste che non cantava.
Civette, le altre, non davano segno di sconfitta. Continuavano ad innalzare note limpide e delicate; cercavano di rapire i sensi di chi non le udiva. Loro, legate dentro i nodi dei loro lunghi capelli; loro, vittime del loro stesso incantesimo senza possibilità di svincolo.
E io… e Lui.
Io inerme davanti a tanta virile bellezza e lui forse disarmato davanti alla mia unicità. Io stavo zitta, a bocca chiusa. I miei lunghi capelli si muovevano sinuosi, sulla superficie fredda dell’acqua scura e traditrice. Gli occhi miei fermi, in silenzio, senza voce cantavano, sfidando quella corda che lo teneva stretto e che pareva fondersi con la sua carne abbronzata.
Un cedimento suo, un attimo, un secondo.
Mi sono girata di scatto porgendogli la schiena e sono venuta qui ad aspettare colui che mai è arrivato.
Chi rapisce? Chi si libera? Chi vince? Colui che non nuoce o colui che resiste?
Non ti avrei trascinato in fondo al mare, ti avrei portato qui e insieme avremmo provato a sciogliere il nodo che ci lega all’impossibile.
O forse no…
Annodare, sciogliere. Annodare e sciogliere… in un movimento ritmico, incessante e senza fine.”
Lisa.
Improvvisando un quadro.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza” (Dante, Inferno XXVI v. 119).
Associazione di idee: “Sciolgo le trecce ai cavalli” (Umberto Balasamo) 😉
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