
In questi giorni, in cui del termine “resilienza” sembra esserci un abuso, mi è spesso capitata sotto gli occhi una splendida poesia: “Non ti arrendere”.
Il web attribuisce questa poesia a Mario Benedetti – poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano (14 settembre 1920 – 17 maggio 2009) – ma pare invece che si tratti di un’attribuzione errata giacché, in realtà, l’autore risulta ignoto.
Avevo già preparato l’immagine di copertina con la bonaria faccia di Benedetti ma ho cambiato il titolo e sostituito la foto dell’autore con quella di una gialla margherita cresciuta in zona impervia.
Dispiacendomi per non essere determinante con la corretta informazione, ho scelto comunque di “portare” questi versi anche qui, nel mio piccolo loft virtuale, perché la trovo molto bella e potente!
A nessuno spetta l’imperativo rivolto al prossimo; ognuno vive i propri giorni e ognuno conosce – auspicabilmente – i propri limiti e il proprio livello energetico. Qui non si tratta di spargere polverina di unicorno mentre petali rosa cipria scendono, dolcemente cullati dalla lieve brezza, da nuvole color zucchero filato.
Il mondo è meraviglioso, io lo so e spesso sembro uscita da cilindri fanciulleschi; occhi sgranati dinanzi allo sbocciare di un nuovo fiore, di riflessi di libellula, di lambir di acque, di frinire di grilli innamorati.
La vita è bella, io lo so.
Ma non sempre abbiamo la forza per aprire lo sguardo, cercando il bello, ed è proprio in quei momenti bui che poesie come queste possono venire in aiuto di chi è stanco; di chi abbassa sguardo e spalle; di chi china la testa, esausto; di chi molla la presa facendo cadere la lancia.
Non ti arrendere
Non ti arrendere, ancora sei in tempo
per arrivare e cominciar di nuovo,
accettare le tue ombre
seppellire le tue paure
liberare il buonsenso,
riprendere il volo.
Non ti arrendere perche’ la vita e cosi’
Continuare il viaggio
Perseguire i sogni
Sciogliere il tempo
togliere le macerie
e scoperchiare il cielo.
Non ti arrendere, per favore non cedere
malgrado il freddo bruci
malgrado la paura morda
malgrado il sole si nasconda
E taccia il vento
Ancora c’è fuoco nella tua anima
Ancora c’è vita nei tuoi sogni.
Perché la vita è tua
e tuo anche il desiderio
Perché lo hai voluto e perché ti amo
Perché esiste il vino e l’amore,
è vero.
Perché non vi sono ferite che non curi il tempo
Aprire le porte
Togliere i catenacci
Abbandonare le muraglie
Che ti protessero
Vivere la vita e accettare la sfida
Recuperare il sorriso
Provare un canto
Abbassare la guardia e stendere le mani
aprire le ali
e tentare di nuovo
Celebrare la vita e riprendere i cieli.
Non ti arrendere, per favore non cedere
malgrado il freddo bruci
malgrado la paura morda
malgrado il sole tramonti e taccia il vento,
ancora c’e fuoco nella tua anima,
ancora c’e vita nei tuoi sogni,
perché ogni giorno e’ un nuovo inizio
perché questa e’ l’ora e il miglior momento
perché non sei sola, perché io ti amo.
Mentre cercavo informazioni su Mario Benedetti (al di là che questa poesia sia sua o meno) – lo ammetto: non lo conoscevo – sono incappata in molti suoi saggi interessanti che mi sono appuntata (mi sono segnata anche due sue antologie poetica, in verità) che spero di leggere prima o poi (i libri sono talmente tanti che temo i titoli si nascondano l’uno dietro l’altro, per questo motivo, riportarli in questi spazi mi è utile ;-).

Questi i due di poesie che mi interessano, per quanto riguarda i saggi pare non ce ne siano, ancora, tradotti in lingua italiana 😦
L’amore, le donne e la vita. Poesie scelte. Testo spagnolo a fronte (Italiano)
Se li leggerete prima di me, fatemi sapere la vostra opinione 😉
Lisa.
Cara Lisa, mannaggia a tte, ma come fai, tu che leggi molto e conosci lo stile di molti poeti, a non accorgerti che la poesia di cui parli è mia? Mi hai deluso: sono ancora basito. Ma ti perdono perchè non conosci i vari retroscena e di come sono andate effettivamente le cose. Mio padre era amico di lunga data di Marittiello Benedetti e in comune avevano i versi e i pranzi, le cene e le donne. Però, come tu sai, prima o poi spunta fuori una gelosia, una ripicca, un astio. E per cosa? appunto, per un amore, per una donna che poi, insomma, se alla femmina del poeta uno le piaceva, zacchete! Così Marittiello accusò mio padre di aver avuto una mezza storia con la sua ultima donna. Effettivamente qualcosa ci fu e mio padre mi raccontò come erano andate le cose. E così per fargli piacere scrissi quella poesia ma Marittiello Benedetti, arrabbiatissimo,(come ogni maschio non voleva che gli portassero via la polpetta dal piatto) sparse la voce che quella gran bella poesia fosse sua. Così per non far succedere altri casini ma proporre semmai la riconcializione tra i due, tacqui. Però anche la figlia della figlia di Marittiello dicevano in giro che lo scritto fosse del padre e del nonno. E sai perché? con le due donne ebbi delle schermaglie amorose ed entrambe volevano portarmi all’altare. E poichè non sapevo chi scegliere tra loro due(mi piacevano entrambe chi per una cosa e chi per un’altra), scelsi un’altra donna: la poesia…che scrissi e che recitavo nei miei reading nei locali malfamati di Bueno Saires e negli scantinati dei vicoli del porto di Napoli e purtroppo tu stessa e altri attribuite o a Marittiello o un anonimo.
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“Il mondo è meraviglioso, io lo so e spesso sembro uscita da cilindri fanciulleschi; occhi sgranati dinanzi allo sbocciare di un nuovo fiore, di riflessi di libellula, di lambir di acque, di frinire di grilli innamorati.” è bello sapersi stupire ancora. E non sempre ci si riesce e diventa triste.
Bella la poesia, chiunque sia l’autore 🙂
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