“Il silenzio” di Erling Kagge – Einaudi , 2017, traduzione di Maria Teresa Cattaneo – è un libro balsamico, che si legge d’un fiato, con un dolce sorriso, beato, sulle labbra.
Per chi non lo conoscesse, Erling Kagge è uno scrittore, collezionista d’arte, editore (nel 2000 la Kagge Forlag ha acquisito una delle più antiche case editrici norvegesi, la JM Stenersens Forlag. Kagge e Stenersens pubblicano circa 100 nuovi titoli ogni anno; è il più grande editore di saggistica della Norvegia), un esploratore (è stato il primo a raggiungere il Polo Sud in solitaria e il primo a raggiungere i «tre poli»: il Polo Nord, il Polo Sud e una cima dell’Everest).
Ho “conosciuto” la sua scrittura l’anno scorso, quando ho letto “Camminare. Un gesto sovversivo” e ne scrissi così:
Un libro autobiografico che si legge d’un fiato, sottolineando tanti passaggi. Come è giusto che sia, ti fa mettere le scarpe da ginnastica e uscire a camminare all’aria aperta. Molte le riflessioni suggerite dall’autore, molte le polemiche su questo nostro stile di vita frenetico che ci fa prendere la macchina anche per andare a “buttare le immondizie” o quasi. Io ho sempre amato camminare, con la musica nelle orecchie, nonostante così facendo, lo so Kagge, io mi perda il frinire delle cicale e il cinguettio degli uccellini. (suoni a cui, per mia fortuna, presto comunque sempre orecchio!). Camminare aiuta anche a limitare le benzodiazepine! In queste pagine: bagni di bosco, scarpe logore, smarrimenti voluti, passanti sconosciuti ammirati camminando, sorrisi fatti o mancati, palazzo di Scientology, farmaci, colesterolo, lavoro da editore, stress, insonnia, alimentazione, cibo spazzatura, dati statistici e molto, molto altro. Consigliatissimo!
Potevo, quindi, non leggere anche questo suo libro, secondo voi?
Sinossi: In media, perdiamo la concentrazione ogni otto secondi: la distrazione è ormai uno stile di vita, l’intrattenimento perpetuo un’abitudine. E quando incontriamo il silenzio, lo viviamo come un’anomalia; invece di apprezzarlo, ci sentiamo a disagio. Erling Kagge, al contrario, del silenzio ha fatto una scelta. Nei mesi trascorsi nell’Artide, al Polo Sud o in cima all’Everest, ha imparato a fare propri gli spazi e i ritmi della natura, e a immergersi in un silenzio interiore, oltre che esteriore: un immenso tesoro e una fonte di rigenerazione che tutti possediamo a cui è però difficile attingere, immersi come siamo dal frastuono della vita quotidiana. Ma che cos’è il silenzio? Dove lo si trova? E perché oggi è piú importante che mai? Queste sono le tre domande che Kagge si pone, e trentatre sono le possibili risposte che offre. Trentatre riflessioni scaturite da esperienze, incontri e letture diverse, e tutte animate da un’unica certezza: che il silenzio sia la chiave per comprendere piú a fondo la vita.
Proposito dell’Autore è sensibilizzare il lettore all’ascolto del silenzio, ottenendo quindi non un mero cancellare il mondo a lui circostante, bensì, portandoselo al centro del proprio percepire e, di conseguenza, centrare se stessi.
Adoro!
Adoro il modo con cui Kagge mi ha fatto sentire il silenzio del ghiaccio, delle notti di Luna, del gelo che si appiccica alla pelle trasformandosi poi in nuvola di vapore. Silenzio di lucciole, di foglie, di tenebre o di luce. Silenzio urbano, passi, spazzatura, cunicoli sotterranei o vedute panoramiche proibite.
Io, io pure mi perdo nei miei silenzi. Per mia fortuna non so cosa sia la Noia (citata anche all’interno di questo piccolo libro che consta di sole 120 pagine) e non la conosco poiché per riempire gli spazi vuoti mi basta guardare il cielo, la terra, gli alberi, i fiori, le persone, le nuvole… i temporali. Potrei proseguire a oltranza, lo sapete! Il silenzio, che tale crediamo, è capace di donare le emozioni più forti e impregnanti. Lui stesso è a parlarci, se lo sappiamo codificare a ritmo del nostro percepire.
Ascoltare e ascoltarci, in silenzio ma non necessariamente nel silenzio immersi, è un atto meditativo.
Anche stavolta – ma non mi aspettavo il contrario 😉 – ho sottolineato molti passaggi. Ci sono dei tratti che sono poesia pura – e non mi riferisco solo all’Haiku di Basho nel libro riportato!
Come si può non sentirsi beati, immersi in un contesto di pace, e non scoprirsi sorridenti, leggendo pezzi come questo:
Nella mia marcia di avvicinamento al Polo Sud immaginai che il volto che ci pare di vedere quando guardiamo la luna stesse osservando la Terra. Nessun rumore del nostro pianeta, lontano trecentonovantamila chilometri, arrivava fin lassú, ma la luna poteva vedere il globo terrestre e allungare lo sguardo fino a sud, dove scorgeva un ragazzo con addosso un parka blu che avanzava sul ghiaccio e la sera montava una tenda. Il giorno dopo accadeva lo stesso. La luna vedeva lo sciatore proseguire nella medesima direzione settimana dopo settimana. Avrà pensato che fossi pazzo. Quell’idea un po’ mi deprimeva mentre proseguivo la mia marcia solitaria.
Un tardo pomeriggio, poco prima di togliermi gli sci e di montare la tenda, alzai lo sguardo al cielo e notai che la luna aveva spostato lo sguardo verso nord. Migliaia, se non milioni di uomini, lasciavano le loro minuscole abitazioni al mattino presto per ritrovarsi in coda e rimanerci a volte solo per alcuni minuti, altre anche per un’ora. Come in un film muto. Raggiunto un grande edificio, trascorrevano otto, dieci o anche dodici ore davanti a uno schermo, per poi ritornare a casa rimettendosi di nuovo in coda. Cenavano e guardavano il telegiornale alla stessa ora, ogni sera, anno dopo anno.
All’improvviso pensai che, alla fine, chi si dava piú da fare avrebbe avuto come unico premio una casa un po’ piú grande in cui dormire la notte. Quando a fine giornata mi tolsi gli sci per poi montare la tenda, mi sentii piú in pace con me stesso. – Il silenzio, Erling Kagge, Risposta 3.
Ma che cos’è il silenzio? Dove lo si trova? E perché oggi è piú importante che mai?
Kagge ci offre le sue 33 risposte e ognuna è esposta in una manciata di pagine che volano via tra citazioni colte, riflessioni personali, passaggi tratti da antichi tomi o da contemporanee musiche.
Viene citato – tra altri nomi non meno interessanti – il grande neurologo Oliver Sacks – di cui ho letto qualche saggio e altri ne leggerò – che alla fine dei suoi giorni dichiarò di aver preferito tralasciare il «grande problema – capire come il cervello dia origine alla coscienza» – e altri progetti ambiziosi per dedicarsi invece alla contemplazione del cielo stellato.
Cosa centrano insieme l’imprenditore di successo Elon Musk, Mark Juncosa, il neurologo e saggista Oliver Sacks, il drammaturgo e scrittore Jon Fosse, Martin Heidegger, Rolf Jacobsen, pesci rossi, uccellini in via di estinzione, il sistema fognario newyorkése, David Foster Wallac, Lane Brown, Blaise Pascal, Twitter e i suoi fondatori, Stig Johansson, La brevità della vita di Seneca o Volete sapere cos’è New York? di White; Svendsen, il concetto di «opplevelsesfattigdom», Gordon Hempton e John Grossmann, il Vækstsenteret, Humpty Dumpty e, di conseguenza, Alice nel mondo dello specchio di Lewis Carroll, il Tractatus Logico-Philosophicus, Claus Helberg, l’esploratore polareHerman Mehren, il filosofo danese Søren Kierkegaard, e Matsushima, Bashō, Stendhal o Mandy Len Catron?
Tanti nomi? Non ve li ho riportati neppure tutti! Tante, tante, tante le citazioni infilate tra riflessioni che fanno da Humus a un buon germogliare d’intenti.
120 pagine che si leggono in silenzio ma che poi echeggiano all’interno di noi. All’interno, sì, lì dove vuol condurci lo scrittore!
A scuola ho imparato che esistono le onde sonore. Il suono ha indubbiamente una dimensione fisica che può essere misurata in decibel, ma trovo poco utile misurare dei suoni con una tabella numerica. Il silenzio è piú di un’idea. È una sensazione. Una proiezione. Il silenzio attorno a noi può essere denso di significati, ma a me interessa soprattutto il silenzio che ho dentro. Che in un certo senso creo io. Ecco perché non cerco piú il silenzio assoluto che ho attorno. Il silenzio di cui sono alla ricerca è un’esperienza personale. – Il silenzio, Erling Kagge, Risposta 4.
Ché… ? Ancora non è chiaro? Straconsiglio la lettura di questo libro – che è una perla filosofica – a tutti, giacché tutti necessitano di vivere i loro momenti di silenzio!
Il silenzio: Uno spazio dell’anima (Einaudi. Stile libero extra)
E ora via a una nuova lettura, un nuovo viaggio, nuove parole che si fan tirare l’una dall’altra!
Alla prossima,
Lisa.
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