
Non avevo ancora mai letto nulla di Claudio Aita ma quando questo titolo, con la parola stregata “Aganis” mi è capitato sotto gli occhi, non ho saputo – né provato a farlo, in realtà! – resistere. Potere di quei fili sotterranei che, simili a ife trasparenti, avvinghiano in ragnatele invisibili? Sarà che le leggende, i miti, il folclore mi han sempre affascinata? Sarà che Claudio Aita – scrittore che non conosco – , da quello che mi pare di intuire in girovagando per il web, è pure un mio compaesano che però abita in Toscana? Insomma… non importa la via che i libri percorrono per giungere a noi, io comunque al loro richiamo sono sensibile e questo romanzo è finito sul mio comodino!
“Il cjant des Aganis /Il canto delle Agane” è un romanzo bilingue, con il testo sia in friulano sia in italiano. Io, da friulana, ovviamente l’ho letto in italiano… no, non è una battuta… è che riesco ad immergermi con più naturalezza nella “scrittura conosciuta”. Temevo che, dover switchare leggendo, potesse risultarmi dispersivo.
Prima delle considerazioni personali, però, un po’ di trama:
“Questo è un libro che parla di ritorni, di nostalgia, di disperazione, di amore, di vite e di morti. Ma è anche un libro che parla di destino, di quei fili misteriosi e sotterranei che attraversano le nostre esistenze per allacciarsi nei modi più insoliti. Mentre i due protagonisti scoprono che anche un sole agonizzante può regalare ancora sprazzi di luce meravigliosa. Anche in un mondo cattivo come il nostro che ha dimenticato il valore delle cose più semplici. Sullo sfondo, c’è un Friuli evocato, una terra antichissima e magica, con i suoi misteri e le tante presenze nascoste, custodi di una natura rigogliosa, che da sempre assistono, o partecipano, alle misere vicende, al dolore dei comuni mortali. La collana “Contemporanie” vuole diffondere anche al di fuori del proprio contesto linguistico, corredandolo di un’adeguata traduzione italiana, i narratori contemporanei scrivono in lingua friulana.” – Nardini Editore
Questa non è un romanzo che si appoggia su un intreccio irrazionale dalle connotazioni fatate bensì è la storia di solitudini diverse in cui due persone, come atolli che la forza delle maree ha portato prima alla deriva e poi, forse, alla stabilità; persone che hanno provato ad aggrapparsi a ramoscelli troppo esili, a fili d’erba, a fili d’erba. Stabilità diverse, sogni arresi, stanchi, estremamente fragili o eternamente caparbi. Storia di contrasti, di silenzi e bicchieri vuoti. Storia di radici, di ritorni, di terra da coltivare e libri da scrivere. Storia di pagine o troppo piene o troppo vuote. Storia di fallimenti, indecisioni, rivoluzioni. Storia di zolle rigirate e scarpe troppo vecchie. Storia di città e di campagna. Di Vita infranta e di vita fiorita.
Fino a quando ci si può concedere di stringere la spugna prima di gettarla a terra?
Nel frattempo la vita da una parte ti fa la sgambetto e dall’altra ti porge la mano per aiutarti a rimetterti in piedi.
Claudio Aita – scrittore friulano nato in Svizzera nel 1962, ha vissuto tra il Friuli e la Toscana dove si è laureato e dove attualmente vive; esperto di Storia della Chiesa e Storia medievale, oltre che musicista ed editore nel settore del restauro, dell’arte e dei beni culturali – ha ambientato questo romanzo nei luoghi dove io stessa abito da sempre e ho, quindi, riconosciuto vie, frazioni comunali, strade di campo, bar di paese, chiese importanti, statue ricche di storia e di simboli… ed è stato uno dei motivi per cui questa è stata un’esperienza di lettura molto piacevole.
Lo stile narrativo è fluido, mai prolisso o condito con svolazzi; frasi corte, chiare e precise eppure mai aride d’armonia.
Un romanzo, insomma, che si lascia leggere in fretta, senza particolari scossoni d’animo ma sempre con piacere. Sicuramente “Come sarebbe finita – o iniziata – la storia” m’era parso chiaro sin da quel primo incontro, ma conoscere, leggendo, le insenature e i sassi, incontrati dall’acqua nei propri letti… conoscere, quindi, il divenire di due persone che, simili a rigagnoli paralleli, poi confluiscono il loro divenire, beh, l’ho trovato interessante.
L’importanza della semplicità.
Però, devo essere sincera, mi aspettavo che le Aganis fossero presenti in modo più “arrogante”, credevo di ritrovarmele, cioè, in modo più decisivo e presente all’interno della trama e, invece, la loro presenza non è che suggerita, velata, sì… quasi delicata.
Nel libro avranno fatto lo sgambetto o teso la mano? Si saranno svelate con espressione bonaria o con ghigno beffardo? Ognuno di voi trarrà la propria risposta, leggendo. Di certo, ripeto, non aspettatevi descrizioni di fate d’acqua, suoni di risate, svolazzi di bianche vesti che s’intravedono tra i rami della boscaglia; non aspettatevi fascinazioni o stati ipnotici indotti in modo alcuno. Questa è, semplicemente, la storia di due storie che s’incontrano. Storia di poche chiacchiere e tanti silenzi ricchi di parole. Storia figlia della propria storia.
E mentre voi leggete, qualcuno nel paiolo mescola gli ingredienti del destino…
Lo sentite il calore della fiamma che, uscendo dallo spolert, vi arrossa le guance insieme a quel buon vino rosso sul tavolo? Lo sentite il sapore del frico, il rumore del mais che scoppietta sulla piastra di ghisa, il profumo dei tigli, il rumore delle stagioni che si alternano? È dalla terra, dalla natura, dalla semplicità, che giunge il rinnovo.

Ma, chi sono le Aganis, lo sapete?
Lis Aganis, sono figure mitologiche femminili; spiriti dei boschi, legate al culto delle acque e della fertilità. Alcune leggende narrano che le Agane, fossero donne morte di parto, altre invece che si tratti di fanciulle morte giovani, oppure, ancora, anime di bambine nate morte, donne nate ancora avvolte nel sacco amniotico… insomma: con nomi, declinazioni e caratteristiche diverse, popolano il mondo leggendario di molti paesi dell’arco alpino e non sono. A volte sono di carattere cattivo e dispettoso, altre sono benevole… di certo il loro atteggiamento nei confronti degli umani è ambiguo e ambivalente.
Puoi trovare il libro qui: “Il cjant des Aganes / Il canto delle Aganis” di Claudio Aita
Sembra davvero molto interessante! 🙂
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