
“Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri” è un saggio scritto da Guido Vitiello e pubblicato da Giulio Einaudi Editore nel 2021; per «Il Foglio» cura la rubrica Il Bi e il Ba e per «Internazionale» Il bibliopatologo risponde. Insegna Teorie del cinema e dell’audiovisivo alla Sapienza di Roma e bla bla bla anche altre cose ma quel che più ci interessa adesso, è che è un biblomaniaco a tutto tondo!
Nei libri, insomma, c’è dentro con tutte le scarpe!
Così, seguendolo nel suo scrivere peregrinando di scaffale in scaffale, di copertina in copertina, da un Autore all’altro, da mercatini a librerie passando per polverose soffitte incantate da ricordi ed emozioni, ecco che ci ritroviamo immersi dentro un libro che analizza tantissime delle caratteristiche di cui, noi amanti dei libri, siam vittime e carnefici – splendidamente vittime e splendidamente carnefici, oserei specificare!
Libri, libri, libri.
Perché molti lettori sottolineano i libri, ci scribacchiano sopra, fanno le orecchie ai bordi delle pagine, mentre altri guardano con orrore al più lieve maltrattamento? E quali segreti custodiscono gli scaffali delle biblioteche domestiche? Se i volumi sono disposti in file doppie, cosa si nasconde nelle retrovie? Una ricognizione ricca e spiazzante di quelle perversioni che rendono erotico e nevrotico il nostro rapporto con i libri.
Questo saggio non è il solito elenco asettico di abitudini e manie e, infatti, leggendolo mi sono divertita un sacco!
Con uno scorrevolissimo registro ironico ed erudito al contempo, Guido Vitiello psicanalizza – o fa psicanalizzare da Freud e compagnia bella – varie tipologie di lettori e, credetemi, nessuno sfugge alla maglia del colino, ce n’è per tutti i gusti, tant’è che è impossibile non ritrovarsi in una – ma anche due, tre, tre quarti – delle categorie!
“(…) La biblioteca di casa è, in piccolo, il teatro della memoria di un mago rinascimentale – idea che troviamo nella Plutosofia di Filippo Gesualdo, del 1592, dove un capitolo intero è dedicato alla Libreria della memoria, e che ritroviamo secoli dopo nella biblioteca-cervello dell’Uomo senza qualità di Musil. È una mente o anima artificiale, lo specchio esteriore di un paesaggio interiore, un palcoscenico su cui possiamo assistere allo spettacolo allegorico della conoscenza in atto, un luogo dell’immaginazione che consente di agire sulla nostra mente operando sulla combinazione e la ricombinazione dei volumi. Il processo, va da sé, è bidirezionale: ogni nuova interrelazione dei libri ci induce a considerare una diversa interrelazione degli oggetti mentali; e ogni ordine della nostra biblioteca, per quanto apparentemente casuale, avventizio o dettato da ragioni contingenti – per esempio, ho dovuto mettere i miei libri sui cani accanto a quelli di fantascienza, perché era l’unico spazio rimasto libero – illumina una nuova porzione del nostro paesaggio interiore: tra i miei libri di fantascienza c’è Anni senza fine di Clifford Simak, dove l’umanità si è estinta e il pianeta è dominato dai cani.” – dal capitolo “Fenomeni paranormali in libreria.“
“(…) Ripenso all’esempio di Freud ogni volta che trovo un fiore appassito tra le pagine di un libro. Non c’è dubbio che quei segnalibri vegetali abbiano qualcosa di mortuario. Lo notava, con tutto lo svenevole manierismo del caso, Pitigrilli nel suo galateo: «Io credo che il più commovente omaggio floreale che riceva un autore non siano i lauri posati sulla sua tomba, ma quelle violette e quei ciclami che hanno profumato un endecasillabo, tinteggiato come una pennellata di acquerello un aforisma, consacrato nell’impronta di un petalo la morte dell’eroina». Proprio quest’aura cimiteriale, questa contiguità tra gli allori sulla tomba e le violette tra le pagine, porta a scegliere altri segnacoli per marcare il progresso nella lettura. – dal capitolo “Come va a finire?”
Come scrivevo sopra, gli aspetti analizzati sono moltissimi e tutti sono stati esposti in modo assolutamente coinvolgente.
Moltissime le citazioni, gli aneddoti, le chicche, i rimandi al passato, gli intrecci tra psicologia, letteratura e… follia!
Personaggi di carta, partoriti da menti geniali in carne e ossa, si guardano in cagnesco se mal abbinati sugli scaffali della libreria, qualcuno si sente trascurato e finisce con lo scappar da casa, magari approfittando di qualche trasloco. Letteratura che diventa rotonda, che abbraccia mondi paralleli, che abita multiversi, che occupa spazio tra testa e cuore. Storie che tendono la mano ad altre storie, ad altri lettori, ad altri specchi attraverso i quali riconosciamo tratti fin troppo familiari.
Una lettura che non può non affascinare, per la simpatia che dalle pagine scaturisce – ed eccomi qui a tirar fuori caratteristiche psicologiche dall’inchiostro – e per serietà e costrutto.
Tra le pagine, oltre ai tic e alle manie di noi drogati di libri, un meraviglioso salotto in cui siedono, tra gli altri, persone e personaggi del calibro di Freud, Steiner, Agrippa, Teresa d’Avila, Madame Bovary (che, lo sapete, io adoro per le sue sfaccettature di Donna fragile, innamorata dell’amore), Virginia Woolf, Strachey, Giuseppe Rensi, Cesare Musatti… e via scorrendo, di parola in parola, di analisi in analisi, di Nome in Nome, di credulità a incredulità -, di verità e magia, realtà e incantesimo
… quel sortilegio che troppi libri ci fanno quando ci posiamo sopra lo sguardo!
Ora, scusatemi, devo andare a infilare un po’ di bigliettini, di cartine di caramelle, di cartoline tra le pagine di libri presi a caso; devo spruzzarvi sopra un po’ di profumi, farci qualche dito puntato a margine con la matita cancellabile, sgualcire qualche angolo
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