Dall’uomo che vendeva ricordi, al bambino che disegnava parole.

letture

Ieri ho terminato la lettura del libro di cui vi avevo accennato: “L’uomo che vendeva i ricordi“.

Si è trattato di una lettura particolare, oserei dire inusuale, in questi tempi moderni in cui i neologismi cercano di far deragliare parole dal sapore elegante.

Donato di Capua, l’autore, non centellinando descrizioni dettagliate, ha permesso un tempo di lettura pacato che, anziché tediare il lettore gli permette di trovare il piacere di una lenta lettura.

Ogni singola parola ha il suo perché, mentre accompagna Emanuele – il protagonista – durante la ricerca del suo senso della vita.

Leggendolo ho, per osmosi, ascoltato Janis Joplin, letto Gibran e Pavese (cose che, comunque, faccio da sempre anche nella realtà). Sono entrata a Villa Verde, centro di accoglienza per anziani; ho conosciuto persone che definire particolari è riduttivo tanto quanto definirle terrene. Ho assistito alla nascita, in età matura, del suo primo vero amore.

Ho visto il fiorire di un ulteriore amore, quello per la vita.

Un amore, quest’ultimo, capace di donare dipendenza!

E il limite del tempo… ma poi il tempo è oppure ha limite?

Spesso, leggendo, sottolineavo dei passaggi.

Qui la mia recensione completa:

http://www.culturalfemminile.com/2017/09/25/luomo-che-vendeva-ricordi-donato-di-capua/

Stasera ho iniziato a leggere un libro uscito in libreria il 13 settembre, da pochi giorni affacciato sul mondo.

Il bambino che disegnava parole” scritto da Francesca Magni ed edito dalla Giunti.

Il sottotitolo è chiaro: Un viaggio verso l’isola della dislessia e una mappa per scoprirne i tesori.

Il bambino che disegnava parole

So che mi emozionerò, che mi si stringerà il cuore dentro più morse di tenerezza.

So che dentro quegli occhi azzurri, che mi fissano dalla copertina, mi perderò…

 

6 risposte a "Dall’uomo che vendeva ricordi, al bambino che disegnava parole."

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  1. Lteture interessanti, cara Lisa; mi permetto di consigliratene un’altra: “La speranza non fa rumore”, di Chiara Bertoglio. diciamo che è un po’ sulla falsariga del testo che stai leggendo; solo che a parlare (tramite le parole che Chiara usa nel trascriverle) sono person econ problemi ben più gravi. Insomma, è un libro carico di umnaità, che mi ha fatto venire i brividi, per ogni storia ache leggevo.

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