“La donna che morì dal ridere” – di V.S.Ramachandran

"La donna che morì dal ridere" saggio Ramachandran

Il titolo originale dell’opera, nel 1998, era “Phantoms in the Brain” e, devo ammetterlo, mi piaceva pure di più. “La donna che morì dal ridere e altre storie incredibili sui misteri della mente umana”, edito Mondadori, è un intrigante saggio scritto da V.S.Ramachandran e Sandra Blakeslee, prefazione di Oliver Sacks.

Chi è V.S.Ramachandran?

V.S.Ramachandran brain, cervello, neuroscienza

Vilayanur Subramanian Ramachandran (nato nel 1951) è uno dei più grandi -ed incidenti- neuroscienziati contemporanei. È noto per i suoi esperimenti e per le sue teorie ad ampio raggio nel campo della neurologia comportamentale, inclusa l’invenzione della scatola dello specchio (mirror box). Ramachandran è, inoltre, un illustre professore del Dipartimento di Psicologia dell’UCSD , dove è direttore del Centro per il cervello e la cognizione. Spesso mi imbatto in due suoi video Ted ufficiali in cui parla, ovviamente, di neuroplasticità cerebrale, con un focus particolare sugli “arti fantasma”. Ve li allego alla fine dell’articolo, consigliandovene la visione.

Ora, però, veniamo al libro…

Una donna che sostiene di parlare con Dio, un atleta che ha perso il braccio ma non la sensazione di poterne disporre, un giovane coinvolto in un tragico incidente stradale convinto che i genitori siano stati sostituiti da replicanti, e ancora il caso del celebre umorista e vignettista James Thurber, colto da allucinazioni fantastiche e “sostitutive della realtà” in seguito alla progressiva perdita della vista. Ciascuno di questi disturbi patologici è il punto di partenza per indagare su quella macchina straordinaria e animata che è il cervello, nel tentativo di ricostruirne l’architettura e il funzionamento e di dare una spiegazione alle nostre predisposizioni intellettuali o pratiche, ai nostri comportamenti e stati d’animo.

Dal libro ho appreso che, prima di diventare uno dei più influenti professori di neuroscienza e psicologia al mondo, Ramachandran è stato un bambino curioso che non si accontentava di risposte assolute 👉 aveva bisogno di capire il “dietro le quinte” delle risposte e questo è sicuramente stato il motore che lo ha portato a diventare l’innovatore uomo di scienza che ora è.

… quella famosa “fame” che non citava solamente Steve Jobs!

Essere affamati -anche di curiosità – ci spinge ad esplorare nuovi territori, a imparare cose nuove e a essere aperti alle diverse prospettive che ci circondano. Quando ci poniamo domande, stimoliamo la nostra mente a cercare soluzioni e a pensare in modo critico. Inoltre, cercare risposte ci aiuta a colmare le nostre lacune di conoscenza e ad ampliare il nostro orizzonte anche intellettuale. Spostare i punti di vista, invece, ci permette di comprendere meglio il mondo che ci circonda, a metterci nei panni degli altri e ad apprezzare la complessità delle situazioni. In definitiva, la curiosità, le domande, la ricerca di risposte e lo spostamento dei Pov sono elementi chiave per arricchire la nostra esistenza e per contribuire a una società più inclusiva e consapevole.

«Non si può credere alle cose impossibili» «A quanto sembra non hai fatto molta pratica» disse la Regina
«Alla tua età io mi esercitavo mezz’ora al giorno. Pensa che a volte arrivavo a credere a sei cose impossibili prima di colazione»
Carrol, Attraverso lo specchio.

Fin dove può spingersi la realtà, orchestrata dal cervello e dalla mente umana? Quali confini fantascientifici sa raggiungere? Qual è il nostro potenziale?

In queste pagine di Ramachandran ho letto di donne letteralmente morte dal ridere, di un’infermiera che aveva allucinazioni tali da farle vedere sulle sue ginocchia i personaggi dei cartoni animati; di un giovane che in seguito a un incidente non riconosceva la fisicità dei suoi genitori e li credeva impostori; ho letto di una donna il cui cervello le ordinava di strozzarsi; di zoombie nel cervello, di persone che cercavano il gemello, di marziani che vedevano doppio e di arti fantasma che facevano riferimento a mappature cerebrale. Ho letto di tante cose, tra queste pagine… di dolore, di malattie, disfunzioni, bizzarrie, stranezze, sì, ma pure di coscienza, filosofia, psicologia, empatia, volontà e determinazione. Di forza, ecco, ho letto di tanta “Forza” e “Speranza”.

👉Ramachandran. Ci sono dei geni che, non accontentandosi di definizioni (che – per quanto possano essere state fondamentali e determinanti sia in passato sia per arrivare all’oggi – possono ora essere, a volte, anacronistiche) pre-acquisite, ne sviscerano le singole parti spostando il baricentro per studiarne gli anfratti. Grazie a questi ricercatori abbiamo oggi molti più strumenti. Grazie a questi luminari possiamo guardare con più luce molte più cose e virare alle nuove innovazioni, alle nuove scoperte, a nuove risposte.

Il cervello umano è la vera intelligenza capace di hackerarci – lo avevo già scritto parlando di un libro di Oliver Sacks – sia nel bene e sia nel male. Neuroplasticità, che affacinante parola…

📚Con uno stile molto simile -ma non uguale- a quello di Oliver Sacks -che peraltro, come ho scritto all’inizio, ha curato la prefazione di questo saggio- Ramachandran ci parla di arti fantasma, di mirror box, di meccanismi di difesa freudiana, di formazioni reattive e di proiezioni, di conseguenze assurde, al confine col comico grottesco, di debugging neuronale, pulizia di vizi o creazione di soluzioni, di mappature cerebrali adattive formatesi dalla mancanza degli arti, di qualie, coscienze ed empatia… e di molto, molto altro!

Questa è l’illustrazione, contenuta nel capitolo “Dove devo grattarmi?” relativa all’Homunculus somatosensoriale di Penfield, una delle tante rappresentazioni grafiche di come il nostro corpo sia mappato sulla superficie del nostro cervello.

Il capitolo, come del resto tutto il libro, è molto affascinante e spesso mi è stato da sprono per cercare notizie su questo o su quest’altro aspetto, per cercare notizie, talk, immagini, però…

ecco, diciamo che prima di dormire cercavo di non pensare all’idea di avere questo bruttissimo Homunculus dentro alla testa!

No, non alzate gli occhi al cielo con aria superiore, lo so che non c’è realmente questo omino bruttissimo, con lingua e mani abnormi, sdraiato nella mia testa… e so pure che i suoi piedi non mi penzolano davanti agli occhi… ma io ho un alto livello empatico proprio perché visualizzo di mio un po’ tutte le parole che mi girano intorno, figuriamoci se mi si spiattella davanti agli occhi questo Homunculus!

Bando alle ciance, ora vi saluto ribadendo per l’ultima volta il mio consiglio a leggere questo bellissimo libro; vi allego, come promesso a inizio articolo, i due video di cui vi consiglio la visione – beh, oramai avrete capito che per il format Ted e Tedx ho un debole!

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