“Il ritiro sociale negli adolescenti” – a cura di Matteo Lancini

Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa” a cura di Matteo Lancini, Raffaello Cortina Editore.

Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa. Matteo Lancini, Raffaele Cortina Editore

Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, è Presidente della fondazione “Minotauro” di Milano, docente presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università Milano-Bicocca e presso la Scuola di formazione in Psicoterapia dell’adolescente e del giovane adulto del Minotauro ed è il curatore di questo interessantissimo saggio che ho da pochi giorni terminato di leggere.

Il libro:

Una generazione cresciuta “nella rete”: prendendo le mosse da uno dei fenomeni tipici del nostro tempo, gli autori si interrogano sui criteri per distinguere un uso adattivo dei social e dei videogiochi da un sintomo di malessere o dipendenza. Cyberbullismo, sexting, gioco d’azzardo e, in modo particolare, ritiro sociale sono alcuni dei comportamenti analizzati in questo testo, denso di riflessioni sui motivi della loro diffusione e sulle possibili modalità di intervento.
La rivoluzione digitale ha creato ambienti espressivi nei quali non solo gli adolescenti sperimentano nuove possibilità di realizzazione, ma trovano rifugio in occasione di profonde crisi evolutive, in una forma di autoricovero che esprime sia il dolore sia un tentativo di alleviarlo o superarlo. In particolare, alla luce dell’esperienza maturata negli ultimi quindici anni, gli autori inquadrano la psicodinamica del ritiro sociale, oggi la più significativa manifestazione del disagio giovanile, e presentano gli orientamenti clinici che guidano la presa in carico dell’adolescente in una prospettiva evolutiva.

Chi sono i “Ritirati sociali“? Ne parliamo un po’?

Facile puntare l’indice verso la tecnologia che pervade, oramai, ogni spazio che le è concesso. Facile non provare a capire, scansare la “curiosità” e gettare sentenze che poco si aggrappano a foglie autunnali, filigrana di fragile cellulosa. Facile giudicare, giudicare come se stessimo gettando briciole di pane ai piccioni.

Li vedi lì che, inarcati sulla sedia – se va bene ergonomica e rivestita in pelle nera – sparano a un monitor semplicemente sfiorando un mouse gaming che come lo guardi – tu che sei adulta – schizza da una parte all’altra del video con una sensibilità cibernetica che ti incute suggestione.

Facile ostinarsi all’anacronismo.

Io non ho figli ma non “ho” nemmeno indifferenza o paraocchi e ho questa fissa costante di provare a capire sempre quello che mi attornia, quello che mi circonda, questa società in cui anche io divengo.

Li vedo i teenché poi, con severità diverse, la cosa ci riguarda quasi tutti – rintanati – come efficacemente li rappresenta questa copertina della Raffaello Cortina Editore, dentro – e “dentro” cade a pennello, ahimè – ai propri dispositivi tecnologici.

Siamo tutti lì, caduti dentro un bit, Through the Looking Glass, chi è il coniglio che inseguiamo nel nostro mondo fluido? Quanto, questo coniglio, è “altro da noi”? Io, quando ero bambina, giocavo con la Barbie, facevo rimbalzare la palla al muro, giocavo a pallavolo, a nascondino, andavo in bicicletta, cercavo farfalle o maggiolini… ora a dieci anni, se non prima, si fanno selfie, pubblicano video su tik tok mentre ballano con il rossetto sulle labbra in un modo che… “Shakira spostati!“. Hanno milioni di followers a sostenere un ego che noi quarantenni ce lo sogniamo! Fanno le maratone notturne giocando a Fortnite, virtualmente ammazzano, sparano, cercano, si nascondono, completamente assorbiti in shooting game dalle ampie possibilità configurative che li rendono registi, padroni, di questi loro spazi – tutto questo bisogno di sfogare, spesso, rabbia repressa, mi spaventa parecchio ma qui si aprirebbero altri discorsi… – E tra loro comunicano. Comunicano.

Ridondo, con volontà di farlo: Comunicano.

Si collocano in mondi senza confini, determinando la loro presenza in spazi megalomamente – lo so: megalomamente non esiste e non è bello da leggere, ma se lo scrivo c’è un motivo – infiniti.

Questa portentosa tecnologia che caratterizza questi nostri anni, diventa quasi una spada di Damocle, o meglio, una medaglia con Giano bifronte, raffigurato sui due lati. Uno ti toglie e uno ti dà.

Scrivo e cancello quasi in loop, preparando questo articolo che mi farebbe divagare a oltranza… entro nei miei pensieri, perdo il focus, mi abbandono a riflessioni e a domande. Devo parlare del libro, non dei miei pensieri. Devo essere concisa, almeno dovrei provarci!

Ripartiamo…

Per le molteplici domande che possono scaturire dall’osservare questa nostra società che pare vedere per protagonisti umani che si trasformano in Avatar, Matteo Lancini ha curato questo saggio in cui tutti gli aspetti sono stati analizzati, esposti, spiegati, commentati. Viene spiegato quanto l’abbandono di una famiglia patriarcale abbia inciso sul formarsi di identità nuove, in cui gli archetipi che davamo per certi, ora tremano.

Un libro in cui i dati e le statistiche vengono snocciolati con generosità – ma mai creando tedio! La scienza, la psicologia e la sociologia vengono “narrati” in modo fluido e chiaro, esaustivo.

In particolare, le aree cerebrali coinvolte sembrano essere simili a quelle implicate nelle dipendenze da sostanze. Alcuni studi di neuroimaging suggeriscono che il circuito cerebrale coinvolto nel desiderio insistente di videogiochi online sia simile a quello elicitato da stimoli correlati ad alcol e droghe: corteccia prefrontale dorsolaterale bilaterale, cingolato posteriore e anteriore destro (Ko, Liu, Hsiao et al., 2009). Il sistema dopaminergico, a capo dei meccanismi di ricompensa e gratificazione è particolarmente coinvolto in tutte le dinamiche di addiction. L’iperattivazione della corteccia orbitofrontale nei soggetti con dipendenza da Internet è connessa a una maggiore sensibilità di questi alla gratificazione, derivante dalla sensazione di controllo e di realizzazione immediata.

L’accesso sociale al gruppo dei pari costituisce spesso la prima motivazione per bambini e adolescenti a usare Internet e il cellulare:
circa due terzi degli intervistati da EU Kids Online (2017) dichiarano di usare Internet ogni giorno per restare in contatto con amici

Lo status sociale e la notorietà sono forniti oggi dal numero di amici online o, per meglio dire, di contatti, che contribuiscono a determinare il livello di popolarità di un adolescente. Il concetto di amicizia ha espanso i suoi confini: non si riferisce più soltanto a una relazione interpersonale, ma è diventato anche un indicatore di status sociale. Ciò spinge alcuni ragazzi a cercare contatti anche con sconosciuti, obbligando alcuni social network a porre un limite al numero di amici (per Facebook, il limite per i profili privati è di 5000 amici/contatti, per esempio). Tuttavia, una ricerca del sociologo americano Miller McPherson su un campione rappresentativo di ragazzi statunitensi ha mostrato che, nonostante il numero di “amici” nei social network sia spesso misurato in centinaia (i ragazzi più popolari ne hanno migliaia), gli amici “veri”, ai quali si confidano i propri problemi, sono in media 2,08 (McPherson, Smith-Lovin, Brashears, 2006). Visto che nel 1985 il valore medio era di 2,94, ciò suggerisce che avere tanti amici “digitali” non implica necessariamente un aumento di amici “veri”. La presenza dei social network non ha aumentato il numero di legami “forti” di amicizia dei nativi digitali, ma si è limitata a farli sembrare uguali a quelli “deboli” di conoscenza.

Forse state asserendo, forse state sgranando gli occhi… non lo so, so solamente che leggendo questo libro ho sottolineato moltissimi passaggi perché è pieno di spunti di riflessione e dialogo.

Se inizio a riportare altre citazioni tratte dal libro – e a commentarle – mi perdo nell’oceano delle parole, quindi vi evito le mie digressioni.

Numerosissimi – il tomo consta di 334 pagine – sono gli aspetti sociali analizzati ed esposti: si va dall’iniziale “Vivere virtuale” a quanto sia incisivo – o non – il vivere odierno, che collocandosi all’interno del limite fisico della propria camera, spazia in pubbliche piazze social; si espone il concetto di famiglia, si citano in causa “responsabilità” e “privacy” – ha ancora senso parlare di privacy oggi, mi chiedo? Si spiega perché i seienni di oggi, probabilmente, faranno, da adulti, un lavoro che in questo nostro presente o non esiste o, comunque, si farà con strumenti diversissimi dagli attuali. Perché così è l’evolversi veloce, questo spaventoso mutare in fretta di connotati identitari e societari. Fluidi e veloci, come bit e pixel.

Ok… faccio prima a riportarvi l’indice così potete farvi un’idea della complessità – e varietà – degli argomenti trattati in questo libro:

  • Capitolo I – Internet. Nuove normalità e nuove dipendenze (Matteo Lancini, Tommaso Zanella)
  • Capitolo II – Videogiochi. Cronache da un altro mondo e battaglie virtuali (Emilio Cozzi)
  • Capitolo III – Social network. Vivere in casa e abitare in piazza (Marta Rossi Galante)
  • Parte seconda – Crescere nell’epoca di Internet e del narcisismo
  • Capitolo IV – Identità e corpo. Mentalizzazione e sperimentazione di sé in rete (Elena Buday)
  • Capitolo V – Sessualità. Più sexting e meno sesso (Loredana Cirillo, Tania Scodeggio)
  • Capitolo VI – Cyberbullismo. Prevaricazione e successo virtuale (Susanna Conserva, Matteo Lancini)
  • Capitolo VII – Gaming e gioco d’azzardo. Puntare sulla crescita (Riccardo Calandra, Loredana Cirillo)
  • Capitolo VIII – Tentazioni estreme di Internet. Morire di popolarità (Riccardo Calandra, Carmen Giorgio)
  • Parte terza – Il ritiro sociale
  • Capitolo IX – Autoreclusione volontaria. Proteggersi dalla vergogna (Federica Andorno, Matteo Lancini)
  • Capitolo X – Hikikomori italiani. Rispondere alla crisi (Federica Andorno, Matteo Lancini)
  • Capitolo XI – Connettersi alla solitudine. Clinica del ritiro sociale (Matteo Lancini)
  • Capitolo XII – Uscire dal bunker. Casi clinici (Matteo Lancini, Federica Andorno, Elena Buday, Ilaria Castellucci, Loredana Cirillo, Susanna Conserva, Tania Scodeggio, Laura Turuani)
  • Parte quarta – A scuola di Internet e compiti per gli adulti
  • Capitolo XIII – Scuola digitale. Governare il cambiamento (Nicoletta Simionato, Laura Turuani)
  • Capitolo XIV – Prevenzione. Dal controllo alla relazione (Giulia De Monte, Laura Turuani, Tommaso Zanella)
  • Capitolo XV – Per concludere. Responsabilità e autorevolezza adulta (Matteo Lancini)307

Da questo libro se ne esce a tratti rafforzati nel pensiero e a tratti basiti da dati e statistiche che fanno venire la pelle d’oca a noi adulti non socialmente ritirati in modo severo.

Persone di carne, acqua e sangue che scelgono di comunicare rappresentandosi con un avatar da caratterizzare a piacere con ciò che hanno o con ciò che vorrebbero: possono farlo parlare in modo fluido se soffrono di balbuzie nella realtà, fargli i capelli neri se in classe vendono chiamati pel di carota, possono virtualmente allungarsi di quei centimetri che difettano, togliersi quei fondi di bottiglia che pesano sul naso e che si appannano mettendoli in imbarazzo; possono non avere quella antiestetica acne giovanile, non essere timidi, non piangere, camminare per vicoli bui nascondendo irreali bicipiti sotto tute mimetiche belliche; possono farsi rispettare, avere nuovi amici e con loro condividere un’autostima in via di sviluppo, autostima che spesso noi ci sogniamo!

Certo, ai “ritirati sociali in modo severo”è preclusa anche la rete.

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Immagine presa dal sito avare

Facciamo parte di un mondo che racchiude un mondo che racchiude altri molteplici mondi. Siamo bolle di sapone che, con estrema fragilità, possono scoppiare al semplice sfioro.

Esco da questa lettura, da questo studio, rafforzando un concetto che già in precedenza mi era caro:

Stiamo attenti nell’attaccare etichette alle persone i cui colori sbordano dalle righe; ciò che vediamo è solo una parte della punta dell’iceberg.

Proviamo a guardare chiudendo gli occhi e aprendo il cuore, delle volte si riescono ad aprire più finestre, così!

Libro importante da leggere, per capirne di più o, semplicemente, per rifletterci sopra 😉

Lisa.

5 risposte a "“Il ritiro sociale negli adolescenti” – a cura di Matteo Lancini"

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  1. Credo che ormai solo rari genitori di minorenni riescano dire: “mio figlio mai con in mano il telefonino”. Con gli anni ’10 web e co. sono diventati parte della vita come il pane che mangiamo. Non si scappa, ma è necessario educare ed educarci per non farci usare dalla tecnologia.

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  2. Senz’altro un libro importante da leggere; per tutti, per chi ha figli in particolare. Ma anche per educatori, insegnanti ecc.
    Sono un pochino più grande di te, ma i giochi che allietavano i miei pomeriggi sono gli stessi tuoi. Passavo molto tempo a leggere. E a parlare con le amichette. Da mamma, ho ritardato il più possibile la concessione di cellulari e tablet, ma non è quello che serve…. alla fine, io stesso devo ammettere che passo molto tempo sui social….

    Piace a 1 persona

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