
Ci sono dei libri che cerchi e dei libri che giungono a te. Questo è giunto a me, su ali d’angelo.
“Angelitos” – scritto dalla giornalista Martina Dei Cas e pubblicato da Prospettiva Editrice – ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International Italia e del Centro per la Cooperazione Internazionale di Trento con le seguenti motivazioni:
Concediamo il patrocinio ad “Angelitos” per il prezioso lavoro di raccolta e studio sul campo, per aver dato voce ai protagonisti di questo libro e alle loro storie offrendo un quadro duro, partecipato e allo stesso tempo non artefatto di un Paese soffocato dalla violenza e in cui resistere al sopruso può costare la vita – Amnesty International Italia
Questa è la storia vera di un bambino coraggioso che non diventerà mai architetto. Di un papà in cerca di giustizia e di una banda di strada pronta ad ogni eventualità tranne il rifiuto. Di un viadotto alto come il cielo e di un pagliaccio triste. Di una Città del Guatemala dove tra cani randagi, cassonetti e colla da sniffare sbocciano i sogni dei giovani che ogni giorno dicono basta alla violenza. La biografia fatta di tatuaggi e cicatrici, soprusi e amicizie liberatrici di Angelito Escalante Pérez che, a dodici anni, ha scelto di non uccidere.
Una storia vera, una storia forte, difficile, scomoda. Le pagine scorrono sotto agli occhi e assieme ad esse scorrono immagini, suoni, paure, sensazioni.
Con uno stile espositivo perfetto e un ritmo incalzante quando serve, la giovane autrice di questo libro ci porta lì, lì dove lei stessa è stata per raccogliere testimonianze e ridar voce a chi voce non ha più.
Ci sono storie che vanno raccontate.
Ci sono storie che stritolano il cuore a chi ne raccoglie testimonianza.
Ci sono storie che chiudono il cuore in una morsa anche a chi le legge.
Ci sono storie che fanno male… ed è giusto così!
Quando ieri ho terminato questo libro, ho necessitato di un attimo prolungato di silenzio. Spesso, leggendo, mi sono accorta di trattenere il fiato e, a tratti, mi è parso di star guardando uno di quei thriller in cui stai lì in attesa del fatto inevitabile, dando al tuo respiro il ritmo di respiro, frenetico, pesante, affannato, del protagonista che corre per raggiungere l’inevitabile che spera di non vedere. Notte. Pila tra i denti. Rovi. Sudore freddo. Tatuaggi su toraci minacciosi che ti vengono incontro. Paura. Forza. Battito veloce.
Ma non stavo guardando un film bensì leggendo ciò che realmente accadde.
E ancora accade.
E fa male. Fa un male cane leggere di bambini che hanno la “colpa” di nascere sotto nessun tetto o sotto un tetto su suolo di vetro fragile o terra troppo arida e polverosa. Fa male sapere che ci sono luoghi in cui l’educazione ti porta più danni che benefici. Non mi sono mai ritratta dal leggere questo genere di libri, anzi! Ma ciò non significa che ne sia abituata e mai vorrò esserlo… perché abituarsi a pensare che “sì, lo so, il male esiste ma io non posso farci nulla” beh… questo sarebbe un ulteriore delitto verso l’umanità tutta.
Chissà se l’evidenziatore giallo, poi, qualcuno lo avrà tappato…
Attraverso anche le parole di Martina Dei Cas, Angelito Escalante Pérez sta continuando a vivere. E insieme a lui, anche Carlos…
Leggendo, ero lì assieme ai protagonisti di questo libro; ho respirato polvere, inalato solvente per non pensare, per non vedere, per sopportare. Ero lì, eclissata, “davanti a ospiti intirizziti che si erano rivelati essere una ragazza, una donna indigena e un uomo anziano dalla testa canuta a cui la polvere e i dispiaceri avevano dato il colore del mais appena tostato“.
Non sempre servono gli occhi per vedere davvero la povertà.
Nascosta, ho visto i giovani della Majoca e quelli della Mara.
Ho visto persone buone stringersi le mani formando catene di umanità, a maglie strette come fossero una catenella fatta all’uncinetto, una di quelle lunghissime che sarebbe bello non giungesse mai alla fine!
Attraverso questo libro ho guardato con gli occhi di Angelitos, certo, ma anche con quelli del Payaso, di Luis, di Kenia, di Rosita, di Claribel Pérez, della nonna paterna di Angelitos, della sua insegnante, di Gerard “el Abuelo“, di Andrea e di altre persone non meno importanti.
Grazie alle parole scelte dall’autrice ho percepito il loro percepire.
Un libro fatto di cose buone e altre no; di tenebre e luce.
Puntare l’attenzione, richiamandola o ridandole ossigeno. Puntando il fascio di luce dove non filtra raggio alcuno e, piano piano, ridurre l’ombra nella stanza. L’informazione, le testimonianze, i libri come questo, i cuori aperti all’ascolto, la solidarietà, il rispetto, la dignità… tutte queste cose possono contribuire a far sì che la fiammella non si spenga e che molti nomi non finiscano nel limbo dei “dimenticati” e continuino il loro viaggio di sussurro in sussurro.
Citazioni tratte dal libro:
La verità è che a proteggere i corpi dei poveri, clandestini o cittadini, credenti o atei, di destra o di sinistra, ci sono sempre coperte troppo corte
Fare la carità per se stessi umilia, ma essere costretti a contare sulla generosità degli estranei per dar da mangiare ai propri figli, ecco, quello uccide
Perché gli hanno insegnato che la violenza ci vuole più coraggio a fermarla che a farla
Perché nel mondo che vorrebbe, tutti i bambini hanno diritto a un vestitino, un quadernetto stropicciato, un bel piatto di minestra, un tetto sulla testa e un pizzico d’affetto.
Importante:
Tutte le royalties dei libri fino ad ora pubblicati dall’autrice, sono state donate per un micro progetto di scolarizzazione rurale in America centrale; anche le royalties di questo ultimo libro saranno devolute in beneficenza, probabilmente sempre volte all’istruzione nei quartieri difficili.
grazie
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😊 di nulla!
Buona giornata.
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