
Alzi la mano chi non è affascinato dalla cultura del Sol Levante! Camminare per vicoli giapponesi è, da sempre, uno dei miei desideri e, anche se ancora non ho attaccato nessun post-it sul frigo che ammicchi alla famosa “Legge dell’attrazione”, in attesa di provare quella che i nipponici chiamano “Waku Waku” – il pizzichio adrenalinico di quando si sa che si sta per vivere qualche cosa di bellissimo -, ovviamente leggo e, se mi seguite da un po’, sapete bene che la letteratura e la saggistica che ruota attorno a questa cultura mi affascina parecchio!
L’anno scorso Einaudi ha pubblicato Tokyo tutto l’anno, un viaggio sentimentale nella grande metropoli, scritto da Laura Imai Messina e implementato con meravigliose tavole illustrate da Igort, fumettista, illustratore, musicista e, anch’egli, saggista.
Il libro: «La forma di una città cambia più veloce di un cuore» diceva Baudelaire. E forse, tra tutte le città, Tokyo è quella che cambia più velocemente se è vero, come scrive Laura Imai Messina, che l’antica Edo «è in uno stato di infanzia perenne». Laura si trasferì a Tokyo per studiare: pensava sarebbero passati pochi mesi – quanto bastava per perfezionare il suo giapponese – non che sarebbe rimasta più di quindici anni, e che si sarebbe innamorata perdutamente di una delle città piú affascinanti, labirintiche e seducenti del mondo (oltre che di un ragazzo che sarebbe diventato suo marito). Tokyo non solo è una delle grandi metropoli globali, ma è anche una città densissima di storie, tradizioni, simboli, «segni »: è la città dove usanze secolari vivono accanto ai quartieri degli otaku, gli appassionati di manga e videogame, dove le culture giovanili più effervescenti del pianeta si muovono nelle stesse strade su cui si affacciano piccoli locali tipici. È una città in cui i ritmi frenetici del lavoro e del commercio si alternano a quelli cadenzati delle stagioni e delle festività, dove il rito ha un’importanza fondamentale perché è il calendario, con le sue feste e la sua memoria, a regolare la vita dei suoi abitanti. Laura Imai Messina racconta Tokyo con uno sguardo unico, a cui la conoscenza delle usanze e delle strade non ha tolto freschezza e curiosità. Un viaggio lungo un anno, da Mutsuki, gennaio, «il mese degli affetti», a Shiwasu, dicembre, «il mese dei bonzi affaccendati», fino al cuore di Tokyo, la «città bambina».
Letteratura e viaggio sono un binomio vincente quando il narratore, che fa da guida al lettore, intinge il pennino nell’inchiostro della passione, come in questo caso.
Ho viaggiato, accompagnata da Laura Imai Messina, attraverso vicoli, quartieri, emozioni e mesi. Ho letto tradizioni, storie e Storia ed etimologia giapponese, kanji.
Ogni giorno imparavo nuove parole, scioglievo i grumi dei kanji che si stendevano sui fogli a lezione, nella bocca delle persone per strada, sui palmi che tutti usavano come una tavoletta di cera, per tracciarvi sopra con l’indice la successione precisa dei tratti e spiegarmi. Il piú delle volte non capivo nulla, ma provavo quasi un senso di onnipotenza quando riuscivo a isolare anche una sola parola.
Tōkyō tutto l’anno, Laura Imai Messina, capitolo “Grande Tōkyō, piccola Tōkyō”
Indelebili in me, le sensazioni che ho provato durante un brevissimo seminario di shodō, l’arte giapponese della calligrafia, a cui ho partecipato e di cui conservo ogni singola pennellata nel cuore. Tutto quel nipponico mondo in cui ogni piccolissima cosa ha un senso, ogni piccolissimo tratto tracciato si pone lo stesso obiettivo: la sicurezza gestuale, la continuità di un ritmo costante e fluido, il controllo della forza impressa sul pennello, la consapevolezza di non poter fare errori, la dimostrazione di un raggiunto equilibrio interiore… tutto questo nei kankii, negli ideogrammi giapponesi. Ho appreso, sempre a quel corso, che in passato gli artisti calligrafi venivano ingaggiati proprio per veicolare messaggi, non solo spirituali ma anche politici, in modo inconscio, al popolo che “di stile in stile” veniva influenzato da concetti, immagini, evocazioni implicite. Gli ideogrammi potevano istigare virilità bellica, senso estetico, spiritualità, pace, tenacia o sottomissione.
Le minuscole cose, proporzionate al mondo, che si fanno senza confine…
Io ascoltavo rapita.
E rapita mi ritrovo, immancabilmente, immersa in libri come questo!
Un saggio? Una guida turistica? Libro autobiografico? Usare solo una di queste opzioni, riferendomi a “Tokyo tutto l’anno”, sarebbe erroneamente selettivo, giacché è tutte queste tre cose insieme!
Il libro si suddivide in 12 capitoli: ogni capitolo un mese e ogni mese inizia con una brevissima analisi etimologica; riporto l’inizio del primo capitolo, per farvene capire “la bellezza” e il sapore:
Mutsuki. Gennaio ha in coda, come tutti i mesi, il kanji di tsuki, la luna, e in testa quello di mutsu, dall’aggettivo mutsumajii che indica l’armonia nei rapporti interpersonali, la serenità di una coppia, l’accordo all’interno di una famiglia, un’affettuosa relazione tra amici. Si ipotizza che gennaio abbia questo nome perché in Giappone, all’inizio dell’anno, tradizionalmente le famiglie si riuniscono e trascorrono del tempo in compagnia. Potrebbe anche trattarsi di una torsione del termine mototsu-tsuki, letteralmente «primo mese dell’anno».
Tōkyō tutto l’anno – Laura Imai Messina
Tuttavia, proprio come capita ai bimbi e agli animali, gennaio possiede moltissimi soprannomi. Ci sono yōshun , che fa riferimento alla gaiezza della primavera, al calore e alla luce che inonda la terra, e iwai-zuki , ovvero «il mese della festa, dei festeggiamenti»; hatsusora-zuki , che significa letteralmente «il mese del primo cielo», e kasumisome-zuki , «il mese della prima nebbia». E poi samidori-zuki , ovvero «il mese del verde delle prime foglioline e delle giovani erbe», e kureshi-zuki , «il mese del crepuscolo nuovo». Infine, tan-getsu , «il mese da cui prende origine tutto».

Si dice che, nei primi tre giorni del nuovo anno, circa tre milioni di persone vengano a porgere qui la loro prima preghiera. I pilastri che sostengono il tetto del santuario testimoniano, con le loro innumerevoli scheggiature, questo passaggio massiccio di gente: fa quasi tenerezza guardare il legno intaccato dalle migliaia di minute ferite provocate dalle monetine. Schizzano in aria, gettate nello spazio dedicato alle offerte, lí, subito prima di esprimere la preghiera: un rituale precisissimo e sempre uguale per cui prima bisogna scuotere con vigore la corda cui sono attaccati grandi campanelli, poi lanciare l’offerta, inchinarsi due volte, battere altre due volte le mani, giungere i palmi rivolgendo la preghiera e, solo dopo, licenziarsi dalla divinità con un ultimo inchino conclusivo. Si chiama nirei-nihakushu-ichirei , letteralmente «due inchini – due battiti di mano – un inchino», e pare essa stessa un’espressione che canta, che regola il ritmo della speranza.
“Tōkyō tutto l’anno” di Laura Imai Messina.
Tra monderno e antico – il periodo Edo (江戸時代 Edo jidai) – anche noto come periodo Tokugawa – ossia quella fase della storia del Giappone in cui la famiglia Tokugawa detenne il massimo potere politico e militare nel paese, è molto presente in questa libro-guida sentimentale che si legge senza tedio, con piacere, interesse, curiosità, emozione.
Prende il nome originario (Hanazono-chō) dal santuario Hanazono , che è a un minuto da qui, e che fin dal periodo Edo è protettore degli artisti.
” Tōkyō tutto l’anno” Laura Imai Messina

La potenza delle parole, il senso di ognuna di esse, il senso del suono su cui si impiglia la voce, rami di ciliegio, di pruno, petali di deutzia, sfiorire in rosa, glitter di Ginko, acque chete, cipolle in testa, chignon, lottatori, cerimonie di ingresso nella società… ritualità durante le quali il maligno non si scaccia da… ma si allontana con; innocenza, infanzia, purezza, fanciullezza, risata cristallina, pianto depuratore. Paura, credenze, fede, stratificazioni. Argini, barriere, confluire, influire, defluire. Mescolanze, integralismi, tradizioni, manga, anime, cellulari e kaji, lentezza, frenesia, treni spaziali, bianchi… ma trenino Thomas, tu non allontanarti troppo! Colori, pietanze, tempistiche, armocromie. Azalee, interno/esterno, lunghe notti, albe, tramonti, Nagatsuki, aldilà e aldiquà, dolci di riso ricoperti di marmellata di fagioli zuccherati, fagioli neri e frittata dolce, fagioli e demoni, fagioli di soia e malocchio, fagioli della fortuna, fagioli come piccoli coriandoli che si infilano negli anfratti di casa. Anfratti, angoli ciechi, pertugi, interstizi.
Istantanee che dimostrano come a Tōkyō tutti, indistintamente, vivano negli interstizi del mondo.
“Tōkyō tutto l’anno” Laura Imai Messina

Con uno stile ineccepibile, Laura Imai Messina ci narra la sua terra adottiva, offrendoci varie angolature e vai punti di vista. Tra frame storici e frame familiari ci prende per mano parlandoci di una cultura di cui l’apprendimento sarà sempre in divenire!
Questo è un libro che educa alla sensibilità verso il percepito, all’ascolto del silenzio, al rispetto verso la natura che ci ospita. Un libro che sottolinea l’importanza della memoria storica per una maggior comprensione del presente.
Il libro mi è piaciuto tutto, dall’inizio alla fine, ma un capitolo mi ha fatto vibrare maggiormente il cuore: luglio…
… e non perché in questo mese io sia nata! Vi svelo il titolo del settimo mese dell’anno? No, lo scoprirete leggendovi il libro!
Quando una cosa mi è piaciuta potrei continuare a scriverne a oltranza, lasciando le digressioni libere di fluire; questo saggio si presterebbe benissimo a riflessioni nate da riflessioni nate da riflessioni… ma devo pormi un limite, un punto di arrivo. Lo farò adesso, non senza aver nominato di nuovo, però, Igort e tutte le meravigliose illustrazioni con cui ha implementato le parole di Laura Imai Messina. Sembra di essere lì, dentro le tinte pastello, su treni nostalgicamente sfumati, pesci che si librano in aria, solitudini e romanticismi, albe e tramonti in un calendario lunare.
Ti consiglio inoltre:
Il profilo Instagram di Laura Imai Messina, i suoi post sono sempre delle vere e proprie chicche;
Qui, invece, puoi visitare il suo sito.

La scrittrice Laura Imai Messina in uno scatto di Giovanni Piliarvu, foto presa dal Corriere della sera
La Messina è un portento!
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Non ho ancora letto altri suoi libri, ma lo farò di sicuro. Hai ragione, scrive benissimo e il successo che ogni suo libro ottiene ha ben motivo di esserci! Cosa hai letto di suo?
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Questo e molti suoi articoli in giro
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